ELVIRA CONTI

"FUGGIRE ALL'ALPE"

Pangea Edizioni - Torino (1997)

 

La Montagna non solo come luogo di vacanza o ricreazione ma come rifugio per la sopravvivenza.
La città e la pianura sono - per diverse cause - diventate invivibili; resta l'Alpe che accoglie come un grembo materno un gruppo di uomini, donne e bambini, per viverci il resto della loro vita o un'estate indimenticabile.
Non un racconto che narra come può finire una civiltà, ma che pone le basi per costruire una vita più umana.

Pangea Edizioni - Torino (1997)

ISBN  88-86964-005

www.macrolibrarsi.it

ordini@macrolibrarsi.it

 

Recensione pubblicata su PiemonteParchiWeb – Gennaio 2003

   Il tempo macina Storia, gli eventi si susseguono, le condizioni umane cambiano, i flussi migratori si invertono. Era solo ieri che dall’Alpe e dai monti si fuggiva alla ricerca di una vita possibile e decorosa. Si fuggiva per tuffarsi nella bolgia sempre più frenetica del piano, nel mondo della produzione intensiva, del surplus, del troppo che, inevitabilmente, prima o poi avrebbe debordato, delle contraddizioni che, prima o poi, sarebbero scoppiate.

   E così accade che con la crisi petrolifera i nodi vengono al pettine. Il conto è salato, soprattutto per i figli del benessere, non avvezzi a tirar cinghia. Con l’improvviso vuoto energetico la civiltà occidentale implode, la società diventa ingovernabile. Caos, panico generalizzato, anarchia, violenza diffusa: dove fuggire, dove rifugiarsi? All’Alpe, è ovvio. Questo accade nel libro di Elvira Conti. L’Alpe in questione è il Veglia, “gemma verde” del Piemonte, dove la famiglia della protagonista era usa trascorrere spensierati giorni di vacanza, e dove “oggi” è costretta a scappare per sottrarsi al terrore che regna nelle città e sulla pianura.

   E così la Montagna torna ad essere madre dal grembo accogliente, torna ad essere pura, al di sopra delle umane miserie. Che tuttavia si manifestano anche lì, ai piedi della cristallina vetta del Monte Leone, sotto forma di un “individuo” che col suo fare dittatoriale altera gli equilibri della comunità. La famiglia ripara allora al Devero, Alpe gemella, dove nel frattempo si è formata un’altra comunità di sfollati.

  Forse un po’ semplicistico ma certo di piacevole lettura, il libro di Elvira Conti trae ispirazione da paure reali e sempre più diffuse. Al di là di queste, a leggere del Passo di Valtendra, della Bocchetta d’Aurona, della Scatta d’Orogna, del Lago Bianco e di Crampiolo, nelle Lepontine vien voglia di fuggire davvero.

Anche solo per qualche giorno. 

 

Il libro può essere ordinato sul sito: www.macrolibrarsi.it

alla pagina: www.macrolibrarsi.it/search.php?search3=Fuggire+all%27Alpe&search2=9

 

 

 

PAGINA BIBLIOGRAFIA E CARTOGRAFIA - CLICCA QUI

 

 

www.alpeveglia.it   Il portale indipendente sul Parco Naturale Alpe Veglia e la Val Cairasca

                                                          

 

FINE TESTO